Recensione: 'Planta Sapiens' di Paco Calvo
Una pianta è capace di provare sorpresa?
Per valutare questa domanda, considera cosa succede quando provi sorpresa. In genere incontri una discrepanza tra ciò che ti aspetti che accada e ciò che realmente accade: forse ti svegli aspettandoti di vedere il sole entrare dalle finestre in base alle previsioni del tempo della notte precedente di cielo sereno e una giornata calda. Invece il cielo è grigio e cade la neve.
Ma in che tipo di situazione una pianta potrebbe provare sorpresa? In "Planta Sapiens: The New Science of Plant Intelligence", Paco Calvo, scrivendo con Natalie Lawrence, sottolinea che dobbiamo porci domande di questa natura se vogliamo comprendere la consapevolezza delle piante e le loro esperienze soggettive del mondo. Calvo afferma che le piante percepiscono la "discordanza tra aspettativa ed esperienza" che equivale a sorprendere.
Calvo è un filosofo e il ricercatore principale del Minimal Intelligence Lab (MINT Lab) dell'Università di Murcia in Spagna. Attribuisce alle piante capacità cognitive oltre che emotive. A suo avviso, è del tutto sbagliato insistere sul fatto che un cervello sia necessario affinché un organismo possa pensare. Calvo sa che si tratta di una prospettiva “radicale”, che “mette in discussione i fondamenti dell'esperienza umana”. È ora di superare la “cecità vegetale” che affligge la nostra visione del mondo “zoocentrica” o incentrata sugli animali.
Le piante esprimono la loro capacità cognitiva in molti modi. Lo si vede, ad esempio, nel modo in cui molte piante evitano alte concentrazioni di sale nel terreno perché il sale stressa le loro radici e inibisce la sintesi proteica. Quando le punte delle radici di una pianta si diffondono in un terreno precedentemente inesplorato, "tengono nota dei gradienti salini che incontrano, spostandosi verso livelli decrescenti di sale che potrebbero aprire la strada a nuove zone di terreno abitabile", scrive Calvo. A suo avviso, l'adattamento delle radici delle piante in queste circostanze è un'espressione di sorpresa. Se la concentrazione di sale diminuisce, le radici rispondono positivamente e continuano il loro cammino. Se però le radici incontrano solo altro sale, “lo stato di sorpresa resta alto” e cercano strade alternative.
Le piante si muovono, e non solo attraverso le loro radici o in casi eccezionali, come la famosa trappola per mosche di Venere che si chiude di scatto. Charles Darwin lo sapeva già nel XIX secolo. "Tutti gli organi vegetali si muovono: dalle punte delle radici e dai viticci alle foglie e ai fiori", spiega Calvo. "Ondolano tutti in tondo man mano che crescono, uno schema che Darwin chiamò 'circumnutazione.'"
Senza dubbio, le piante rispondono in modi complessi ai cambiamenti nell’ambiente. Le piante spesso si orientano verso il sole. Questa risposta è semplicemente adattiva – una sorta di reazione geneticamente codificata nell’organismo – o invece cognitiva, un’azione più flessibile, basata sull’apprendimento, che potrebbe persino essere anticipatoria anziché reattiva? La pianta della malva della Cornovaglia rivolge le sue foglie verso il sole "prima che il sole sia sorto", scrive Calvo. Lo ritiene un atto predittivo. "Le foglie non girano in risposta al sole, sono pronte in attesa dell'alba."
Come potrebbe una pianta predire qualcosa in assenza di un cervello? Le cellule vegetali non hanno le cellule nervose presenti negli animali, ma dovremmo guardare invece al sistema vascolare della pianta, lungo il quale viaggiano i segnali elettrici. Esiste un ragionevole analogo al sistema nervoso degli animali.
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Ma osserviamo più da vicino il movimento della malva della Cornovaglia verso il sole. Questa pianta utilizza granuli di amido per tracciare la posizione del sole. Ecco come funziona: la luce solare fa sì che la malva accumuli zuccheri che si convertono in amido; al mattino l'amido si accumula sul lato dello stelo dove colpisce la luce solare. Quando arriva l'oscurità, la pianta converte l'amido in energia. A causa della maggiore quantità di amido sul lato della pianta colpito dal sole all'alba, più granuli rimangono in quel punto durante la notte, il che fa sì che l'acqua in quelle particolari cellule venga regolata diversamente. Questa asimmetria a sua volta provoca una flessione direzionale: lo stelo ora si inclina "verso l'alba anche prima che il sole sia sorto". Gli scettici troveranno qui una spiegazione adattiva più soddisfacente di quella radicata nel pensiero vegetale.